CORNELLO DEI TASSO, GIOIELLO VIETATO ALLE AUTO

CORNELLO DEI TASSO, GIOIELLO VIETATO ALLE AUTO

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Al fresco tra boschi e colline, Cornello dei Tasso è un borgo medievale rimasto intatto a cui si arriva solo attraverso una mulattiera, l’antica Via Mercatorum.

Qui ebbe origine la casata che oltre a “partorire” il poeta Torquato, inventò nel 1460 il servizio postale,  un museo ne racchiude la memoria

 A circa 70 chilometri da Milano e a una trentina da Bergamo, c’è un paese che pochi conoscono. È Cornello dei Tasso, un minuscolo borgo abbarbicato su uno sperone di roccia, a picco sul fiume Brembo. Qui il clima è piacevolissimo – siamo in collina e in mezzo ai boschi – e anche l’aria è buona: le macchine non possono circolare e al borgo vi si arriva solo a piedi, percorrendo un sentiero nel verde. Già la passeggiata è un pezzetto di storia: la mulattiera è infatti un tratto dell’antica Via Mercatorum, che fino al Seicento collegava Bergamo con la Valtellina. Da allora, il paese è rimasto in un isolamento sospeso, che ha fatto sì che arrivasse praticamente intatto fino a oggi. Il tessuto urbanistico si divide in quattro livelli: più in basso ci sono le costruzioni direttamente sul fiume, al secondo livello c’è la via porticata, un’autentica meraviglia realizzata in pietra e con il soffitto in legno. Qui si affacciano quelle che un tempo erano le botteghe le scuderie, ed era il centro commerciale del borgo. Al terzo livello ci sono le case dei notabili, con diverse dimore di pregio, mentre in cima svetta il “palazzo dei Tasso”, da poco recuperato, che aveva la funzione di guardia verso valle.

Cornello dei Tasso: già il nome del luogo lascia intendere che da queste parti ha avuto origine una delle più grandi dinastie del Medioevo, quella dei Tasso, che ha dato i natali a letterati come Bernardo e suo figlio Torquato (sì, proprio quello della Gerusalemme Liberata) e a nobili come i tedeschi Thurn und Taxis.


Cosa vedere a Cornello dei Tasso. Proprio in alto, a dominare l’intero paese e la valle, c’è la chiesa dei SS.Cornelio e Cipriano. Costruita nel XII secolo, ha un campanile con aperture a bifore, tra i pochissimi esempi di stile romanico in Valle Brembana. Ma è all’interno che sono conservati i principali tesori: un ciclo di affreschi riportato alla luce dopo il restauro del secolo scorso; il più bello e originale  è il Miracolo di Sant’Eligio (della seconda metà del XV secolo), il patrono dei maniscalchi, dove sono raffigurati costumi e attrezzi da lavoro dell’epoca. Lo stemma del casato dei Tasso è ben visibile sulla cornice della pala con la Crocifissione, del 1635.

Cosa fare a Cornello dei Tasso. Letterati, poeti, principi… i Tasso occuparono posizioni di prestigio in tutta Europa. Pochi, però, sanno che i Tasso furono i fondatori del servizio postale. A partire dal 1460, alcuni esponenti del casato furono incaricati di organizzare le poste pontificie; altri Tasso, nel frattempo, creavano il sistema di comunicazioni postali nel Tirolo; così, fino XVI secolo, l’attiva famiglia gestì una fittissima rete di collegamenti nell’intera Europa. A questa avventura è dedicato il Museo dei Tasso e della Storia Postale (fino a giugno aperto solo nei fine settimana, da luglio dal martedì alla domenica, ingresso gratuito):  suddiviso in quattro spazi espositivi, conserva molti documenti originali della casata. Tra i reperti, spicca una lettera del 1840 affrancata con il primo francobollo emesso al mondo, il Penny Black
.

Cosa mangiare a Cornello dei Tasso. Siamo in Alta Val Brembana, terra di formaggi per eccellenza. Il più tipico è il Formai de mut, ma si producono anche Branzi e Taleggio. Non si può passare da questa parti senza assaggiare i casonséi, ravioli fatti in casa con ripieno a base di pangrattato, formaggio, uovo, aglio e prezzemolo, e conditi con burro e salvia, e l’immancabile polenta, che qui preparano “cunsada”, cioè tagliata a pezzetti e condita con taleggio fresco, panna, burro e salvia.

fonte: INK

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SUL TRENO BLU AL LAGO D’ISEO

SUL TRENO BLU AL LAGO D’ISEO

SUL TRENO BLU AL LAGO D’ISEO

La linea ferroviaria attraversa il tratto più bello e spettacolare, dal punto di vista ambientale, giungendo su un terrapieno che si affaccia come una terrazza sulla grande ansa del fiume dominato dal borgo trecentesco di Caleppio.

Al termine di un’ampia curva a destra prima di giungere nella stazione di Paratico-Sarnico si intravede sulla sponda opposta del fiume la pittoresca frazione di Fosio.
La doppia denominazione Paratico-Sarnico deriva dalla contiguità dei due comuni che, uniti da un ponte di un centinaio di metri, sorgono al termine del lago dove questo torna ad essere fiume.

Tra alterne vicende i treni merci e passeggeri continuarono a transitare su questa linea fino al 1966 quando, complice l’esplosione del trasporto su gomma, e la volontà di tagliare i cosiddetti rami secchi, il servizio viaggiatori venne sospeso.
Siamo così al 1991 quando alcuni appassionati riuscirono, non senza difficoltà, ad organizzare un treno a vapore Bergamo-Palazzolo-Paratico con la locomotiva gruppo 940 0 22, del deposito di Verona, trainante alcune carrozze d’epoca.
In questa occasione fece la sua prima apparizione il neonato comitato per il ripristino della ferrovia Palazzolo-Paratico-Sarnico
che sul piazzale antistante la stazione raccoglieva firme per richiedere la riapertura della tratta almeno nei giorni festivi.

Il 3 luglio 1994 iniziò ufficialmente, con una automotrice gruppo ALN 678, il servizio festivo sulla linea Palazzolo-Paratico-Sarnico con lo slogan “Al Lago in Treno”.
E’ un successo decretato dal positivo riscontro dei tanti viaggiatori che durante l’estate hanno riscoperto questo piacevole mezzo per recarsi al lago d’Iseo.
Nel 1998 prende il nome definitivo di TRENO BLU.

 

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L’ENGADINA E L’ALTA VALTELLINA

L’ENGADINA E L’ALTA VALTELLINA

L’ENGADINA E L’ALTA VALTELLINA

Colico – Chiavenna – Saint Moritz – Passo del Bernina – Livigno – Bormio – (160 km)

Itinerario di alta montagna, di eccezionale interesse paesistico in uno scenario di verdi vallate, placidi laghi alpini, grandiosi gruppi montuosi di rocce e ghiacciai, attraverso notissimi passi e celebrate stazioni di soggiorno.

Da Chiavenna si risale la val Bregaglia incisa tra alte fiancate, verdeggiante in basso e dopo la dogana di Castasegna, da dove si entra in Svizzera, con caratteri via via sempre alpestri.
Stretti tornanti tra le conifere portano al passo Maloja a 1.815 metri si altitudine, dal quale ci si affaccia al luminoso quadro dell‘alta Engadina col vivo contrasto cromatico dei prati e dei fitti boschi di conifere, dei laghi, del fondovalle e delle imponenti cime ghiacciate del gruppo del Bernina.
Toccata Silvaplana e attraversata St. Moritz, si scende a Celerina, ove si lascia la valle dell’Inn, per risalire quella del Bernina, da Pontresina al passo del Bernina a 2.323 metri, con viste sempre grandiose sul massiccio.

Discese le prime rampe dell’alta val Poschiavina, si lascia la strada per Tirano rientrando in territorio italiano alla Forcola di Livigno a 2.323 metri; qui si apre la lunga e regolare valle dello Spol, a verdi pascoli, tutta punteggiata dalle case di Livigno e occupata all’estremità da un vasto lago artificiale. Una strada s’inerpica sul fianco orientale della valle, portando al passo d’Eira a 2.208 metri, poi, al passo di Foscagno a 2.291 metri, dove si trova il controllo doganale (Livigno è zona franca).
Discesa con belle vedute nella boscosa val Viola dominata dall’alta Cima de’ Piazzi, fino a Bormio, coronato dalla dirupata Cresta di Rcit.

  • Cosa c’è da vedere?

A Chiavenna la chiesa di S. Lorenzo, con il battistero e il tesoro.
Una curiosità del territorio di Chiavenna sono i crotti, caviti: naturali in cui circolano soffìoni d’aria (detti sorel), provenienti da spaccature della roccia. Essendo ventilati e a temperatura costante, sono adibiti a cantine per la stagionatura del vino e dei salumi.
A nord dell’altura del Paradiso si trova una profonda trincea denominata Caurga, ricavata da un’antica cava romana; sulla parete è inciso il nome “Salvius”, forse del proprietario.

Alle prime rampe della salita al Maloja un sentiero (segnalato) porta alla gola e alla cascata dell’Orlegna.
Dal passo un belvedere permette di dominare la val Bregaglia.

Dopo una sosta ai bordi dei romantici laghi di Sils e di Silvaplana, si consiglia di salire in funivia al Corvatsch a quota 3.303, tra i ghiacciai, con un grandioso panorama sulle Alpi engadinesi.

A St. Moritz si può oziare lungo le eleganti vie del centro passando in rassegna le ricche vetrine, o scendere al lago (con maggior tempo a disposizione, visitare i musei Engadinese e Segantini).
La salita in funicolare a Corviglia (m. 2.005) offre il panorama della verde conca; raggiungendo in funivia il soprastante Piz Nair (m. 3.057) si hanno viste simili a quelle dal Corvatsch.

Lungo la strada del Bernina è d’obbligo una sosta per raggiungere in funivia la Diavolezza (m. 2.973), che offre un’indimenticabile visione del ghiacciaio del Morteratsch, del Bernina e del Pizzo Palù.
Uno splendido colpo d’occhio sul poderoso gruppo si ha anche dalla poco lontana funivia del Piz Lagalb (m. 2959); sullo stesso rnonte, interessante anche l’Alpinarium, parco per animali selvatici, che si possono osservare da apposite gallerie.
Poco oltre il passo d’Eira una breve seggiovia sale al monte Sponda, da cui si domina la lunga valle di Livigno.

A Bormio sono di grande interesse il vecchio borgo, tra la chiesetta di S. Vitale e la Collegiata, e, al di là del Frodolfo, la contrada Combo.
Il palazzo De Simoni raccoglie documentazioni storico-artistiche e folcloristiche locali.
Bel punto panoramico sulla conca e sull’alta Valtellina è il pianoro di Bormio 2000 (strada e funivia) e ancora migliore la Punta Bianca con la sua moderna funivia che sale fino a 3.012 metri da dove si può ammirare l’esteso panorama esteso dall’Ortles al Cevedale.
Un bagno nella nuova piscina termale può essere di sollievo alle fatiche del viaggio, piuttosto impegnativo.

  • Curiosità

A St. Moritz e a Pontresina si possono trovare torte e dolci engadinesi, costumi locali e articoli di legno lavorati, fiori secchi, pizzi di S. Gallo.
Livigno, zona extradoganale, è la mecca per chi vuole acquistare a buon prezzo articoli di ogni genere; per contro, la dogana di Foscagno è una delle più “difficili” d’Italia.
A Bormio si trova la bresaola, formaggi e vini valtellinesi  e tutti i tipici prodotti dell’artigianato della valle: rame, ferri battuti e caratteristici lavori in pietra ollare.

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IL LAGO DI LIVIGNO È NAVIGABILE

IL LAGO DI LIVIGNO È NAVIGABILE

IL LAGO DI LIVIGNO È NAVIGABILE

Per tutti gli appassionati di sport acquatici e amanti della montagna possono vedere realizzato il sogno di unire le loro passioni in un unico luogo.

Il Lago di Livigno, è navigabile per imbarcazioni non a motore fino a 6 metri di lunghezza e 1,5 mentri di pescaggio; kayak, al kitesurf, al SUP, al windsurf, al canottaggio e alla barca a temi.

Il tema dell’acqua si aggiunge all’offerta turistica estiva di Livigno aggiungendo un tassello importante per una perfette vacanza tra le Alpi.

E se proprio non avete idea di dove alloggiare l’Hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort è una delle vostre possibili scelte.

L’hotel, non solo propone diverse offerte come “Lungolivigno Summer Special” con 7 notti al prezzo di 6 e 4 notti al prezzo di 3 se si soggiorna durante la settimana (l’offerta non è valida  durante le due settimane centrali di agosto) e dal 18 luglio al 18 agosto la proposta inerente al mese dell’Ayurveda, ma anche escursioni quotidiane in compagnia di una guida, supporto tecnico per chi desidera organizzare il proprio trekking in autonomia e offre un servizio di noleggio dell’attrezzatura.
Per maggiori informazioni:  www.lungolivigno.com

Se dopo tanti sport acquatici ti è venuta voglia di avere i piedi ben piantati a terra?
Bene, le stesse cime che si specchiano nell’acqua possono diventare lo scenario di fantastici trekking.

Dal lago di Livigno si può infatti partire alla scoperta delle sorgenti dell’Adda.
sorgenti delladdaIl cammino porta lungo un bellissimo sentiero attraverso la val Alpisella.
Un itinerario poco impegnativo e alla portata di tutti, mentre chi vuole faticare un po’ di più non deve perdersi l’ascesa alla Cima Fopel.

Il lago è navigabile ma non balneabile a causa della bassa temperatura dell’acqua e sorvegliato da un servizio di sicurezza. Sul luogo c’è un servizio di noleggio barche e strutture attrezzate con kayak e barche a remi da due, tre e quattro posti. Gli orari di apertura vanno dalle ore 10 alle ore 18 (chiusura in caso di pioggia).
Infine l’accesso al lago per qualsiasi imbarcazione privata è consentito esclusivamente dal pontile e/o molo/ banchina appositamente predisposti e situati nell’area in riva antistante il punto INFO Lago, previo rilascio di un ticket emesso dal gestore noleggio imbarcazioni oppure attraverso registrazione sul sito: www.livigno.eu e sul quale verrà apposto obbligatoriamente l’orario di ingresso (check in) e l’orario di uscita previsto (check out). Il ticket è a pagamento e a tariffa unica con il prezzo di Euro 3,00. Nel prezzo sono compresi i servizi di informazione, spogliatoi e docce.

Una novità per rendere l’estate tra le Alpi ancora più piacevole

Non ti resta che preparate il windsurf, il kajak o l’attrezzatura per il kytesurf per lasciarti cullare dalle onde di uno dei laghi più belli d’Italia.

Per maggiori informazioni:  http://www.livigno.eu/it/

fonte TGCOM24

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LA MINIERA DI SCHILPARIO

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Costituita nel 1997, con lo scopo di rivalutare e trasmettere alle future generazioni la storia e la cultura mineraria della Val di Scalve, la Cooperativa SKI MINE di Schilpario ha realizzato vari percorsi all’interno del sotterraneo delle miniere di Schilpario.

Questi percorsi, inseriti nell’ambito del “Parco Minerario ing. A. BONICELLI”, sono attrezzati con illuminazione elettrica, documentazione fotografica d’epoca, oggetti e utensili usati nella miniera, ferrovia originale con vagonetti e trenini per il transito dei visitatori. Giovani guide che hanno frequentato un apposito corso di formazione, e vecchi minatori, accompagnano e rendono edotti i visitatori. I percorsi che si snodano per circa 4 chilometri, dei 60 esistenti nel complesso
minerario di Schilpario, sono itinerari reali da cui emerge la cruda realtà che riporta alla fatica di questo duro lavoro di cui diverse generazioni furono protagoniste. L’iniziativa attuata dalla SKI MINE, vuole essere una novità per proporre un turismo particolare improntato sull’ambiente, sulla cultura e per testimoniare l’identità di appartenenza ai futuri abitatori e visitatori di questa splendida valle.

VAL DI SCALVE, un ambiente prealpino di incantevole bellezza, in cui l’uomo ha perpetuato per secoli la tradizione mineraria improntando la propria storia, cultura ed economia.

La Val di Scalve, fu di fatto sino agli ’70 del secolo scorso, una terra a vocazione mineraria a causa dei suoi giacimenti di minerali che la resero celebre e contesa.

Antecedentemente al 1600, l’escavazione del minerale nelle miniere scalvine, avveniva con metodi arcaici ed empirici. In seguito fu introdotta in valle, che in quei tempi era sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, la polvere nera o da mina. L’uso di questo esplosivo incrementò notevolmente la quantita di miniere.

La Serenissima istituì nel 1488 la prima legge mineraria che con i decreti successivi fu da guida nella conduzione delle miniere sino al 1796. La vena del minerale era individuata negli affioramenti che generalmente erano posti a oltre 2000 metri di quota. Qui il minerale era in vista e lo si scavava scendendo nel cuore della montagna. Gli accessi angusti scavati con economia, erano chiamati “bocche”, da li, i “purtì” scendevano sino all’interno della miniera dove il minerale precedentemente scavato e scelto veniva caricato dentro le caratteristiche gerle.

I “purtì”, ragazzi dagli 11 ai 15 anni, salivano con il prezioso carico percorrendo il cunicolo che portava all’uscita rischiarando il cammino con la lampada ad olio. Una ciotola in terracotta posta all’interno della miniera, serviva per contare le salite, ognuno poneva nella propria ciotola un piccolo sasso per fare la conta.

Nel 1936 le grandi società siderurgiche (FALCK, BREDA, FERROMIN) rilevarono le concessioni minerarie che sino ad allora erano di consorzi locali, introducendo moderni macchinari ad aria compressa, ferrovie e pale meccaniche.

Vi fu in effetti una rivoluzione che intensificò la produzione mineraria, i processi di escavazione e di arricchimento del minerale, ed anche i minatori iniziarono a recepire i primi salari.

L’attivita di fusione del minerale, prodotta con carbone di legna, avveniva nei forni fusori. Questa lavorazione iniziata molti secoli addietro si perfezionò nel tempo e durò sino alla primavera del 1953. Negli anni successivi, l’attivita mineraria fu solo di estrazione e nella primavera del 1972 anche questa cessò definitivamente per non essere piu riavviata. In seguito anche le miniere di barite del Giovetto e quelle di fluorite della Presolana chiusero. Si concluse cosi un’epoca e una tradizione economico mineraria in Val di Scalve.

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